Sbiancamento dentale: cos’è e a cosa serve

Molte persone sentono la necessità di rendere il loro sorriso più bianco perché vedono il loro sorriso spento, grigio, giallo oppure notano la formazione di macchie sulla superficie dentale. Lo sbiancamento dentale può eliminare o ridurre le macchie, uniformare il colore e donare nuova luminosità al sorriso.

Macchie intrinseche ed estrinseche: qual è la differenza?

Prima di tutto è bene distinguere una macchia intrinseca da una macchia estrinseca. 

La macchia intrinseca si trova negli strati più profondi del dente, quindi al di sotto dello smalto, ed è originata da malattie congenite, dall’utilizzo di antibiotici come le tetracicline oppure da traumi. Ad esempio, cadendo da bambini, il dente colpito può morire e quindi, negli anni, ingiallire o imbrunire.

Invece le macchie estrinseche riguardano la superficie esterna dello smalto sul quale possono depositarsi residui di bevande o cibi, come accade per la liquirizia, il tè, il caffè o il vino rosso. Anche abitudini come il fumo o l’uso di alcuni colluttori contenenti la clorexidina può generare questo tipo di macchie. 

Un elemento a cui non si pensa mai quando si parla di macchie è lo spazzolino. Un suo uso scorretto, infatti, può creare delle abrasioni e consumare lo smalto che, assottigliandosi, espone il colore più profondo (il colore della dentina) e fa risultare il dente più giallo.

Lo sbiancamento agisce sulle macchie intrinseche, mentre su quelle estrinseche si può agire con la quotidiana igiene orale.

Cos’è lo sbiancamento dentale?

Lo sbiancamento è un trattamento non terapeutico, quindi non mira a migliorare la salute del dente. Si lavora, invece, sul lato estetico, rispondendo alla necessità soggettiva di migliorare il proprio sorriso.

L’obiettivo è donare ai denti un colore più naturale e più bianco. Così facendo si migliorano anche alcuni aspetti della vita relazionale: la sicurezza in se stessi, nel rapportarsi con la società, nel mondo del lavoro, con gli amici o con una persona estranea.

Quali sono le principali tecniche di sbiancamento dentale?

Fondamentalmente le tecniche di sbiancamento sono due: la tecnica ambulatoriale e la tecnica domiciliare. A queste si affianca una terza procedura. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

Sbiancamento ambulatoriale

La tecnica ambulatoriale prevede l’utilizzo del perossido di idrogeno, in una percentuale tra il 36% e il 40%, che viene applicato sull’intera superficie dei denti e lasciato agire per 35, 45 minuti. 

Questa procedura può essere ripetuta a distanza di una settimana, una o due volte, qualora il risultato dopo la prima procedura non sia soddisfacente.

Il punto forte di questo trattamento è ottenere il massimo risultato in un breve arco di tempo.

L’effetto sbiancante è ottenuto sia dal principio attivo contenuto nel gel, sia dall’effetto della disidratazione del dente. Questa è una fase essenziale per garantire la penetrazione del prodotto nello smalto. Il prodotto può raggiungere gli strati più profondi del dente proprio grazie alla dilatazione dei pori. 

La disidratazione porta già un effetto sbiancante che, però, dopo poco tempo svanisce per l’azione della saliva. Condizione che può portare il paziente a vedere una recidiva e a percepire come poco efficace il trattamento.

Sbiancamento domiciliare

Nel trattamento domiciliare il principio attivo utilizzato è diverso: parliamo di perossido di carbonile con una concentrazione tra il 10% e il 16%. Ciò comporta che lo sbiancamento avvenga non in una seduta ma in 14 giorni, o meglio, notti.

Lo sbiancamento è graduale e il paziente ogni volta che si sveglia vede il suo sorriso accendersi giorno per giorno. La durata è indicativa perché il paziente potrebbe decidere al decimo giorno di essere già soddisfatto e sospendere il trattamento.

In questo caso il prodotto può essere conservato in frigorifero e utilizzato anche dopo 8, 10 mesi.

Questa tecnica di sbiancamento è meno invasiva, garantisce una durata più lunga e riduce anche il rischio di ipersensibilità.

Un ulteriore vantaggio è proprio la gestione dell’ipersensibilità. Il paziente, nel momento in cui percepisce questa sensazione, può interrompere per uno o due giorni il trattamento, senza che i risultati raggiunti svaniscono, per poi riprenderlo una volta che la sensibilità è passata.

Uso della mascherina per lo sbiancamento dentale

Lo sbiancamento domiciliare è possibile grazie a una mascherina personalizzata sui denti del paziente. Il gel è inserito nella mascherina che viene indossata prima di andare a dormire e rimane in posa per tutta la notte.

La mascherina rimane al paziente e una volta che inizierà a vedere il candore dei denti spegnersi, potrà comprare il prodotto e utilizzarlo di nuovo. Saranno sufficienti 3, 4 notti per ripristinare l’effetto desiderato. 

Durante il trattamento domiciliare le accortezze che vengono indicate al paziente sono:

  • evitare di fumare 
  • non assumere alimenti o bevande che possono macchiare il dente (ad esempio vino, barbabietole, frutti rossi)
  • prediligere una dieta abbastanza bianca.

Sbiancamento interno

Un altro tipo di trattamento è lo sbiancamento interno, che mira a risolvere problemi di origine traumatica.

Un dente devitalizzato dopo un trauma, ad esempio, può essere allineato in termini di colore attraverso lo sbiancamento interno del canale dentale. A questo trattamento si può accompagnare lo sbiancamento domiciliare dei denti vicini fino a raggiungere una tonalità simile.

Quali sono le possibili conseguenze dello sbiancamento dentale?

Molto spesso le persone si chiedono: lo sbiancamento fa male i denti? Gli studi effettuati nel tempo hanno dimostrato che lo sbiancamento non influenza in modo permanente la struttura del dente.

A parte la disidratazione, necessaria per aumentare la porosità del dente e permettere l’inserimento del gel, non avviene alcuna alterazione della struttura del dente. 

Ovviamente è sempre bene fare attenzione ad affidarsi a professionisti che usano prodotti di alta qualità, conoscono bene la tecnica e sanno consigliare l’approccio migliore per il caso specifico. 

Particolare attenzione va posta ai prodotti. Non devono avere un pH troppo acido perché potrebbe aumentare la porosità del dente creando delle mini fratture dei danni permanenti allo smalto. Non esistono in commercio dei prodotti sbiancanti che contengono un principio attivo al di sopra del 6%, che è essenziale per ottenere dei risultati evidenti. 

È preferibile, quindi, affidarsi al dentista di fiducia e diffidare dalle pubblicità commerciali che promettono uno sbiancamento a basso costo, perché difficilmente garantiscono un’alta qualità.